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Intorno agli anni ‘80 nel centenario della morte di Giuseppe Garibaldi l’Istituto Internazionale di Studi Garibaldini di Roma offriva alla lettura l’opera “II Cavaliere dell’umanità…”, edizione completa del Poema garibaldino di Edoardo Salmeri, già conosciuto e lodato dal Croce alla sua prima stesura, apparso per un terzo nel 1960 col nome “L’Eroe dei due mondi” e per due terzi nel 1970 sotto il titolo “Il Poema d’Italia”. A dieci anni di distanza il libro, per il successo riscosso in Italia e al1’estero, viene riproposto attraverso il Centro Diffusione Edizioni Garibaldine di Napoli.

L’Opera risulta di versi e di prosa. Infatti, oltre le numerose note e i commenti, presenta l’esposizione in prosa di vari canti, cosa molto utili sia perchè‚ facilita la comprensione del testo poetico, sia perché‚ permette la conoscenza del Poema a chi non sia propenso alla poesia.

Si tratta di una pubblicazione originale ed eccezionale: originale perché‚ finora l’esaltazione poetica dell’epopea garibaldina era stata soltanto frammentaria (“Rapsodie garibaldine” del Marradi, “Notti di Caprera” del D’Annunzio); eccezionale perché raramente nella storia letteraria dei popoli appare un poema epico di 27.000 versi. Per di più tale poema ha la sua luce nel centenario della morte del Cavaliere dell’umanità, cosa che lo rende più accettabile e pregevole.

La pubblicazione, interessantissima non soltanto per il suo contenuto storico e morale, ma anche per il valore artistico e letterario, vanta giudizi positivi di illustri critici, a cominciare da quello di Benedetto

IL CAVALIERE DELL’UMANITA’​

Croce, che ne incoraggiò la realizzazione, riconoscendone il pregio e l’utilità ai fini dell’educazione civile.  

Salvatore Comes, già direttore generale dell’Istruzione Universitaria, nel suo saggio critico “Chiaroscuro di un mito” dedica all’Opera due pagine di caldo elogio, condensato nella conclusione così: “Nell’impiego di larghi mezzi espressivi la monumentale composizione accorda umanità e superumanità per un’interpretazione in conflitto con il definito storico, oggettivata nella spiritualità richiesta dall’impegno e dalla fiducia abbandonati a una pura trasparenza stilistica”.

Importantissimo dal punto di vista letterario il giudizio di Carmelo Cappuccio, autore di una valida storia della letteratura italiana. In una lettera diretta all’Autore l’esperto critico scrive: “La nostra letteratura, proprio perché il nostro Risorgimento è stato immediatamente seguito dal positivismo, non ha saputo e potuto elevare ai toni di una moderna epica le gesta dei nostri maggiori patrioti, primo fra tutti Garibaldi. Lei ha voluto che la Sua ispirazione poetica colmasse questa lacuna, e ha mirato a fondere il dato storico dell’impresa garibaldina con l’esaltazione mitica e favolosa e la trasfigurazione romantica delle stesse gesta”.

Notevoli gli apprezzamenti di altri noti critici, sia italiani che stranieri, come Luigi Russo, Mario Sansone, Mario Santoro, Umberto Panozzo, Alfonso Pellegrinetti, Bronisław Biliński, Eugeniusz Kabatc, Francois Berriot, Marie Jean Vinciguerra, John Woodhouse.

Dice del libro il Russo: “Nella struttura e nel carattere l’Opera si ricollega alla tradizione epico-cavalleresca, ma è qualcosa di nuovo e di diverso rispetto agli antichi poemi epici”. In verità, classico nella forma, eroico nel contenuto, “Il Cavaliere dell’umanità” è moderno nell’ispirazione.  Infatti, se è vero che il Poema nella struttura c nell’impostazione richiama i classici modelli dell’Ariosto e del Tasso, tuttavia è pervaso da una sensibilità moderna, che lo differenzia profondamente dai poemi epici tradizionali, facendone un’opera assolutamente autonoma e unica nel suo genere. Ne sono prova tanti e vari episodi sentimentali, che, interrompendo l’ardore delle battaglie, rappresentano umanissime situazioni di taglio moderno”.

Mario Sansone loda il Poema sotto tanti aspetti: riconosce impresa audace quella di comporre in tempi moderni un’opera celebrativa d’imponente dimensione; ammira lo sforzo immane di costringere la ricca materia entro la forma del poema epico e nel giro dell’ottava rimata, apprezza l’attenta ricercatezza stilistica, la sostenutezza linguistica, il ritmo armonico, la forte commozione, l’entusiasmo che pervade i versi nella fervida esaltazione commemorativa. L’illustre critico, che si compiace sinceramente dell’Opera, le augura la migliore fortuna, riconoscendo che essa non è soltanto la celebrazione di un uomo, cavaliere dell’umanità, ma un libro altamente educativo, espressione di grande altezza molare, di profondo amore per la tradizione, di nobiltà d’animo e di tenacia di intenti, un libro che attraverso una narrazione assai gradevole invita gli uomini a un rinnovato senso civile.

Non dissimile il giudizio di Mario Santoro dell’Università di Napoli, che si congratula “vivamente per la generosa impresa compiuta con tanta competenza, con una cosi rilevante preparazione storica, con una così vistosa e comunicativa carica umana, con un cosi forte impegno civile e morale”. Immensa l’ammirazione dell’antologista Giovanni Alfonso Pellegrinetti che colloca “Il Cavaliere dell’umanità” tra 1e più singolari e illustri composizioni poetiche dell’Italia contemporanea.

Tra i riconoscimenti stranieri indichiamo soprattutto quelli del critico François Berriot dell’Università di Aiaccio e di Jean Vinciguerra, ispettore generale dell’Educazione Nazionale Francese.

Il primo all’Autore del Poema garibaldino scrive: “Ho cominciato a leggere la vostra stupenda opera “Il Cavaliere dell’umanità…” e sono veramente stupefatto: l’ampiezza del pensiero storico e filosofico, la scelta di una forma tanto pura, il soffio che anima il testo ne fanno un’opera particolare che non ha riscontro nella letteratura francese del XX secolo. Noi abbiamo “La leggenda dei secoli” di Hugo e la “La Francesiade” di Ronsard, che suscitano nei lettori delle risonanze simili. È l’opera della vostra vita e il sacrificio di tanti anni non è vano, omaggio all’Italia e alla specie umana tutta intera. È confortante che scrittori come voi esistano nel XX secolo: sono ben rari, ora. Permettetemi di esprimervi la mia gratitudine e la mia rispettosa ammirazione”.

Il secondo dice: “Ho conosciuto il vostro meraviglioso poema e debbo affermare che è un vero capolavoro. È un’opera sorprendente nella sua genialità, un’opera che, trascendendo il tempo, fa rivivere nel presente un personaggio del passato, rendendo attuale le sue vicende e i suoi sentimenti. Sarò felice di divulgare in Francia e fuori di essa la conoscenza di questo gioiello d’arte. Gli consacrerò tutto il tempo disponibile”.

“Tasso garibaldino” è chiamato il Salmeri dal critico polacco Bronislaw Bilinski; perla preziosa definisce il suo poema l’italianista moscovita Ludmila Ilinskaya, creazione meravigliosa che stupisce la poetessa olandese Elisabetta Booms. Per l’americano statunitense Peter Sammartino dell’Università di Rutherford (New Jersey) “l’Opera è un libro eccezionale degno di figurare in tutte le librerie”. Si associa a lui nell’ammirazione l’inglese John Woodhouse dell’Università di Oxford, che rimane soprattutto colpito dalla vastità della composizione, frutto dell’inesauribile vena poetica.

Varie ed altamente elogiative le recensioni su riviste e giornali non soltanto italiani. Il “Roma” di Napoli del 13 dicembre 1972, dedicando al libro un lungo e sostanzioso articolo, lo definiva “la più grande celebrazione della vita eroica di Giuseppe Garibaldi”; “II Giornale d’Italia” del 23 aprile 1971 lo chiamava “un’impresa veramente eroica”, riferendosi con tale espressione non soltanto al contenuto e alla mole poderosa, ma soprattutto all’alto intento celebrativo, al fervido impegno, al valore artistico.

Notevoli le recensioni sulla stampa polacca di Eugenio Kabatc, personalità rappresentativa del Ministero della Cultura, e di Eugenio Labus dell’Università Slesiana di Katowice, che ribadisce il concetto di Carmelo Cappuccio, affermando che il poema salmeriano rappresenta per l’Italia il “Pan Tadeusz” della letteratura polacca, cioè l’epopea nazionale di cui essa mancava.

Il 22 aprile 1971, a chiusura delle celebrazioni commemorative per l’anniversario di Roma capitale, l’Opera è stata presentata in Campidoglio in cerimonia solenne presieduta dal Sindaco di Roma.

Alte personalità di Stato in più occasioni si sono compiaciute de1 libro e l’hanno lodato espressamente con scritti. Si fa riferimento a Giuseppe Saragat, che da Capo dello Stato nel 1970 fece pervenire le sue congratulazioni al Presidente dell’Istituto Internazionale di Studi Garibaldini; a Giovanni Spadolini, che da Capo del Governo, in una lettera elogiativa rivolta direttamente all’Autore, ha riconosciuto senza reticenze il valore e l’importanza dell’Opera; al re di Svezia Gustavo Adolfo, che gradì immensamente il dono del libro.

Nel 1983 al poeta è stato conferito l’alto diploma di arte e cultura da parte del Ministero della Pubblica Istruzione con decreto del Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

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